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Grazie alle acquisizioni dei reperti, le ricostruzioni 3D, è stato ideato e realizzato un nuovo elaborato racchiuso in un filmato presente nella prima area del Museo e Parco archeologico nazionale di Capo Colonna, dal titolo “Capo Lacinio, il mito, nel tempo”.
Il filmato narra le tappe salienti che hanno interessato il promontorio Lacinio dall’arrivo dei primi coloni greci fino ai giorni nostri. In circa 10 minuti sono stati condensati oltre 2800 anni di storia, con focus e approfondimenti tematici sulle principali evoluzioni del Santuario: dall’età Arcaica, con i primi edifici di culto dedicati a Hera (oìkoi), all’età Classica con la realizzazione del maestoso tempio A esastilo in calcarenite e tetto in marmo; dall’età Ellenistica con la costruzione degli edifici di servizio H e K, alla fondazione della colonia maritima Romana di Croto; dall’età medievale a quella moderna; dagli scavi dei primi del Novecento fino allo stato di fatto attuale.
Il promontorio Lacinio è il frutto di una stratificazione di epoche e avvenimenti di rilievo. Esso mostra i segni evidenti della presenza di un paesaggio antropico, a volte creativo e glorioso, altre violento e distruttivo. È necessario pensare al Lacinio come ad un complesso sistema di relazioni, rituali perché legate sicuramente al culto di Hera, ma anche di carattere prettamente politico-istituzionale, per tutto ciò che ruotava intorno al Santuario stesso. Dei e uomini, storia e mito, paganesimo e cristianità, si intrecciano in questo luogo sacro e magico, in cui le pietre, ancora oggi, appaiono come testimoni silenti di un passato leggendario.
L’ipotesi ricostruttiva, realizzata grazie al supporto scientifico di Gregorio Aversa (direttore del Museo e Parco Archeologico Nazionale di Capo Colonna) e basatasi sulle principali evidenze archeologiche condivise dalla comunità scientifica, propone un viaggio inedito tra le pietre del promontorio, dando una lettura schematica e puntuale delle emergenze ancora visibili nel Parco. Una lunga linea del tempo rossa, si fa strada attraverso i principali avvenimenti, ricostruiti attraverso fonti dirette e indirette. Le musiche originali, create ad hoc per la linea temporale dal musicista Antonio Olivo, richiamano a melodie antiche ormai dimenticate e si servono di strumenti digitali che emulano gli antichi strumenti greci. La scelta del colore usato per le ricostruzioni, il bianco, non è casuale: il bianco, infatti, è il colore del dubbio, dell’ipotesi, dell’incerto. La ricostruzione digitale è uno strumento molto potente per la ricerca e l’analisi storica, tuttavia esso non è un sostituto della realtà, quanto piuttosto un ausilio per agevolare la fruizione del visitatore durante il percorso di visita.
Le metamorfosi del Lacinio nel corso del tempo, ne hanno sicuramente delineato, di volta in volta, un aspetto nuovo e inedito, ma non ne hanno mai cancellato fascino e mistero. Capo Colonna è, oggi più che mai, un promontorio vivo che continua a raccontare la sua storia. Una storia narrata dal vento che, al pari di un moderno aulòs, risuona ancora oggi, tra le pagine del tempo.